La chiesa di San Bernardo da Mentone - Ascona Valdaveto

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La chiesa di San Bernardo da Mentone

La chiesa
Con l’aumento demografico ed urbanistico del paese durante il XVII° secolo ed i continui problemi di stabilità legati alla fragilità del territorio torriese, dove gli asconesi si recavano per ascoltare la santa messa, gli abitanti del paese decisero di costituirsi parrocchia a sé e costruire un oratorio in attesa dell’edificazione di una chiesa.
In una riunione del 6 ottobre 1674, alla presenza del notaio Cesare Boeri, gli abitanti del paese guidati dal notaio Saltarelli stabilirono di destinare un fondo annuo per poter ingaggiare un prete a celebrare i riti religiosi in paese e porre le basi per la costruzione di un luogo di culto ad Ascona.
I primi atti testimonianti l’inizio dell’attività della nuova comunità religiosa sono custoditi negli archivi di Bobbio e portano la data del 1719 quando la parrocchia, allora guidata da don Tommaso Barattini, ricadeva sotto la giurisdizione del vicariato di Drusco.
La costruzione della chiesa di Ascona, dedicata a San Bernardo di Mentone, risale ai primi anni del XIX secolo: pare sia stata edificata in luogo della precedente che era posta appena più a nord, dove ora vi è un magazzino di attrezzi e la cui costruzione, come dimostrano i documenti, era databile alla fine del XVII secolo, anche se inizialmente come oratorio.
La chiesa attuale venne costruita per volere dell’allora parroco Don Giuseppe Marrè che, giunto ad Ascona da Borzonasca nel 1827, ne terminava la costruzione assieme all’edificio adibito a canonica nel 1837, mantenendone la dedica a San Bernardo di Mentone. Una lapide marmorea posta nella sacrestia ne ricorda le opere e la memoria.
Unica in tutta la valle per la sua pianta a croce greca, prima dell’ultimo conflitto bellico doveva essere elevata a santuario per il grande afflusso di pellegrini che si verificava nelle maggiori solennità e che ancora oggi si manifesta in occasione della festa patronale dedicata alla SS. Madonna Addolorata.
La festa si svolge la terza domenica di settembre ed è tradizione che un consistente numero di abitanti della valle si rechi ad Ascona a rendere omaggio alla Madonna e a fare impartire la benedizione ai bambini.

Un dizionario del Regno di Sardegna del 1848 scrivendo del comune di Santo Stefano d’Aveto recitava così:

tre sono le principali solennità che si fanno in questo comune ... la terza che è quella di Nostra Signora dei Sette Dolori si fa in Ascona nella terza domenica di settembre: a queste solennità intervengono moltissimi forestieri anche dallo stato piacentino”.
Tale devozione era dovuta, quasi sicuramente, per il fatto che Ascona aveva fatto parte del marchesato degli Edifici e quindi del ducato di Parma e Piacenza sino al 1822.

Nella chiesa si conservano un crocefisso di legno del XIX secolo, proveniente da Fontanigorda, dono di don Pietro Barattini e preziosi paramenti liturgici. I tre lampadari della chiesa, i due sull’altare maggiore e quello al centro della navata, provengono dalla Francia, donati da famiglie colà emigrate. Dietro all’altare maggiore è posta la statua di San Bernardo da Mentone, a cui è titolata la chiesa mentre ai lati della navata sono poste le statue di San Giovanni Bosco, a destra, e della SS. Madonna Addolorata, a sinistra. Il quadro posto sull’altare maggiore, sopra la porta della sacrestia, detto delle Anime, è un’opera di scuola emiliana del XVII secolo e si dice provenga da un monastero posto alle pendici del Monte Maggiorasca anche se molto più probabilmente questi era sulla sommità delle Pietre Sorelle come scrive il citato dizionario del 1848:

“… presso la falde di uno dei predetti monti esisteva un monastero di cistercensi ora distrutto”

così come nel vocabolario del Ducato di Piacenza sempre della metà del XIX secolo veniva citato il monastero ormai distrutto di San Siro di Ascona.
All’inizio del XX secolo la parrocchia di Ascona faceva parte del vicariato di Alpepiana e si ha notizia che nel 1928 venne restaurata la chiesa mentre nel 1934 fu fatto orologio nuovo sulla facciata.
Il campanile della chiesa fu invece restaurato nel 1957, anno in cui fu pure elevato in altezza.
Grazie alle fotografie d’epoca è possibile vedere come con il passare degli anni l’aspetto della chiesa sia mutato più volte: a righe agli inizi del secolo, bianco dopo la seconda guerra mondiale fino all’attuale colorazione gialla.
Accanto alla chiesa, nella attigua piazzetta dove è posto il lavatoio, pare fosse situato il vecchio camposanto del paese anche se si ritiene che ci fosse solo una fossa comune scavata in seguito ad una pestilenza. La costruzione di quello attuale, che si trova sulla strada vicinale che porta al Monte di Mezzo, è databile intorno ai primi anni del 1800, probabilmente in seguito ad una legge emanata da Napoleone, l’editto Saint Cloud, che assegnava ai cimiteri luoghi lontani dai centri abitati.

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